28/04/2014

LUDOPATIA, UNA DIPENDENZA CHE COINVOLGE ANCHE BAMBINI E ADOLESCENTI.

La ludopatia, o gioco d’azzardo patologico, è un disturbo del comportamento legato al controllo degli impulsi. Dal maggio del 2013 è inserito nel DSM nella categoria delle dipendenze comportamentali. Il giocatore d’azzardo patologico manifesta una crescente dipendenza rispetto al gioco d’azzardo, tale da aumentare la frequenza delle giocate, il tempo trascorso in questa attività, le somme giocate nella speranza di recuperare ciò che si è perso, fino al punto di superare le proprie disponibilità economiche, indebitandosi, e trascurando gli impegni della vita quotidiana.
Le persone affette da questo disturbo afferiscono alle fasce più deboli della società: il 46% degli indigenti, il 56% del ceto medio-basso, il 70,8% di chi ha un lavoro a tempo indeterminato, l’80,2% dei lavoratori saltuari, l’86,7% dei cassintegrati. Inoltre gioca il 61% dei laureati, il 70,4% dei diplomati, l’80,3% di chi ha la  licenza media, il 47,1% degli studenti fra i 15 e i 19 anni. Di questi adolescenti il 4-8% ha un problema con il gioco, il 10-14% rischia di diventare un giocatore patologico.
Ma il dato più allarmante è che l’8% dei bambini fra i 7 e gli 11 anni gioca soldi online. 800 mila bambini fra i 10 e i 17 anni giocano, in pratica uno su cinque. 400 mila bambini fra i 7 e i 9 anni hanno usato la paghetta per lotterie, scommesse sportive e bingo. Senza contare i rischi connessi ad internet attraverso computer, tablet e telefonini. “Basta iscriversi a un sito e dare una carta di credito. Io ho quella ricaricabile su cui mi mettono la paghetta o i regali di compleanno. E ci gioco dando i dati di mia madre” spiega un ragazzino a Maria Corbi, giornalista de “La Stampa”.
Inoltre ci sono le scommesse virtuali, eventi simulati di calcio, cavalli, tennis, formula uno, giocabili online o in agenzia con una frequenza di un evento ogni cinque minuti.
  E a chi si domanda come sia possibile che dei minorenni possano recarsi in un’agenzia e scommettere, rispondono proprio i diretti interessati in modo sereno che spesso non viene chiesto loro il documento e, laddove venisse chiesto, basta entrare con un adulto e nessuno obietta più.
Quando si analizza il disturbo della ludopatia bisogna tenere in considerazione diversi aspetti tanto sociali quanto psicologici. Come primo fattore da tenere in considerazione c’è l’aspetto situazionale, ossia la presenza geografica delle sale e la pubblicità che avvicina gli avventori. Non è un caso che nelle zone dove aprono nuove sale da gioco aumentano i giocatori d’azzardo, la disponibilità diventa dunque un fattore predisponente al disturbo.
In secondo luogo ci sono i fattori strutturali, ossia le caratteristiche del gioco progettate per suscitare nel giocatore un maggior desiderio di giocare: come il numero di premi e il loro ammontare, le probabilità di vincita, la dimensione del montepremi, l’utilizzo di luci, colori e suoni. La rapidità con cui si possono riscuotere le vincite favoriscono la strutturazione di un comportamento ludico continuato, in quanto più sono ristretti più facile è reinvestirli in nuove giocate.
Una delle caratteristiche dei giochi d’azzardo che influiscono notevolmente sullo sviluppo della ludopatia è l’illusione di controllo, l’utilizzo di bottoni, leve o qualsiasi altro mezzo che possa far illudere in una possibilità di azione diretta sulla possibilità di vittoria.
Il quadro psicologico dei ludopatici manifesta una mancanza di controllo della condotta, un disagio emotivo, la compulsività e la dipendenza. Inoltre spesso a tale disturbo si associano patologie come depressione, ansia, forte senso di impotenza, abuso di sostanze.
Viene definita dipendenza senza sostanze ed è caratterizzata dal desiderio irrefrenabile di sperimentare le emozioni legate alla scommessa. Di fondo questi soggetti hanno un’insicurezza profonda rispetto alle proprie capacità, un’insicurezza che mira a dimostrare un controllo sul fato e sulla casualità. La voglia di manifestare una capacità di controllare un mondo che sfugge alla regolarità.  Al tempo stesso questi soggetti  presentano tratti di personalità lussuriosa, desiderosa di denaro. Il gioco viene scelto inizialmente come un’evasione, o una ricerca di riscatto rispetto ad una situazione economica difficile, poi l’illusione della vincita facile e la voglia di recuperare ciò che si è perso, uniti al senso di colpa per le somme andate in fumo fanno in modo che si inneschi la compulsività. Dalla compulsività si arriva facilmente alla dipendenza, e dunque alla perdita di controllo e all’incapacità di adempiere alle normali attività lavorative e familiari.
I ludopatici si ritrovano spesso soli, con la famiglia disgregata, poiché hanno trascurato tutti gli affetti, sia coniugali sia filiali. Il gioco perde il suo carattere di libertà, creatività, apprendimento di regole e ruoli, sospendendo ogni implicazione sulla vita reale. Al contrario il gioco d’azzardo è costrizione, ripetitività, assenza di regole, schiavitù e ossessione.
Ma viene da chiedersi: come mai i bambini, che rappresentano la massima espressione della libertà e della creatività,  cedono al fascino del gioco d’azzardo?
È possibile che la devozione che gli adulti hanno nei confronti del Dio Denaro abbia contagiato anche i più piccoli? Cosa possono cercare i più giovani in queste attività?
Probabilmente l’origine è da ricercare nel vuoto affettivo e relazionale che li circonda, vittime dell’assenza di punti di riferimento o di punti di riferimento sbagliati, adulti stregati anch’essi dai soldi e da internet. Magari è un altro tentativo di attirare l’attenzione di adulti distratti, mettere in atto azioni sempre più appariscenti con lo scopo di risvegliare l’interesse di qualcuno e rivolgerlo verso di sé, verso il senso di disorientamento e di solitudine che provano.