CONSEGUENZE DEL BULLISMO IN ETA’ ADULTA.

         In un precedente articolo ho già descritto la struttura relazionale che è alla base delle condotte di bullismo, ed anche le caratteristiche di personalità che presentano i diversi attori di questo tipo di condotte. Ho già sottolineato che solitamente le vittime di bullismo presentano una personalità fragile, un basso livello di autostima ed una bassa considerazione di autoefficacia che, quindi, lo predispongono a subire, senza forti opposizioni, atti di sopraffazione. Poiché il sentimento di autoefficacia ed il livello di autostima si strutturano sulla base delle esperienze vissute (ossia più sperimento di essere capace più aumenta il mio livello di autostima e migliora la percezione di valore), purtroppo è facilmente ipotizzabile che una vittima di bullismo porterà le conseguenze di ciò che ha subito anche nella vita adulta.

         Una ricerca del 2013 pubblicata sulla rivista JAMA Psychiatry ha evidenziato come essere vittime di bullismo predispone a soffrire di disturbi d’ansia e depressione nella vita adulta, ma l’aspetto più curioso di questo studio è che le stesse conseguenze pare le subiscano anche i bulli. Nello specifico le vittime nel passaggio dall’adolescenza alla vita adulta mantengono un’alta prevalenza di disturbi come agorafobia, disturbo d’ansia generalizzato e disturbo da attacchi di panico; un soggetto invece passato dall’essere vittima ad essere bullo sarebbe a maggior rischio di depressione, attacchi di panico, agorafobia, con un aumento del rischio suicidiario nei soggetti di genere maschile. Infine per i bulli “duri e puri”, coloro che usano la violenza come strumento primario di confronto con l’altro, il rischio di sviluppare un disturbo antisociale della personalità è molto elevato.

         La sofferenza psicologica che questo tipo di condotte genera porta all’isolamento e all’esclusione sociale, al radicamento di sentimenti negativi di paura per la propria esistenza, diffidenza verso il mondo esterno, sfiducia nel prossimo, tutti sentimenti che favoriscono l’insorgere proprio di quel tipo di disturbi evidenziati dalla ricerca. Vivere il mondo come pericoloso, poco accogliente e poco sicuro induce il soggetto a ritirarsi sempre più nel nucleo protettivo della propria abitazione o di pochi altri luoghi rassicuranti.

         Un altro studio del 2015 pubblicato sulla stessa rivista fornisce ulteriori informazioni aggiungendo anche il rischio di sviluppare dipendenze da sostanze psicotrope, schizofrenia e psicosi. In percentuale il 20% delle vittime ed il 31% di chi ha esperito entrambi i ruoli corrono il rischio di sviluppare uno di questi problemi di salute mentale.

         Il motivo per cui effetti di esperienze infantili o adolescenziali possano protrarsi per un così lungo periodo di tempo è dato non solo da uno stato psico-emotivo compromesso, ma anche da un insieme di altri fattori che al primo sono legati. Questo tipo di traumi porta con sé un alto livello di stress psicologico che compromette la possibilità di raggiungere alti livelli di istruzione, che rappresenterebbero un riscatto sociale ed emotivo; il numero e la qualità delle relazioni sociali; e difficoltà nel trovare lavoro e quindi nel raggiungimento di un migliore tenore di vita. Questi dati dimostrano la forza pervasiva e persistente del fenomeno bullismo, dati che dovrebbero far riflettere su quanto si sta facendo per limitare al massimo questo fenomeno. Probabilmente è il caso di cambiare l’atteggiamento educativo e di smettere con il giustificazionismo e la deresponsabilizzazione dei nostri giovani ragazzi, portiamo alla loro conoscenza questi dati scientifici, mettiamoli davanti all’evidenza delle conseguenze di certi atti, cancelliamo dal vocabolario il termine “ragazzata” col quale spesso i genitori assolvono i figli.