03/03/2014

LA BARBIE E’ SOLO UNA BAMBOLA.

La notizia di oggi è una di quelle notizie che lascia esterrefatti e che fa riflettere sui nostri giovani e sui danni che può provocare la diffusione di certi falsi miti.
Una modella ucraina 22enne, nota per i numerosi interventi chirurgici a cui si è sottoposta per somigliare alla celebre bambola Barbie, ha recentemente dichiarato:    ” Nelle ultime settimane non ho avuto fame. Spero che sia l’ultima tappa prima che io possa vivere di sola aria e sole “. Sembra che la ragazza fosse una seguace del breatharianismo, un culto che impone agli adepti uno stile di vita senza cibo né acqua, in nome di un controllo della mente sul corpo fino a domare anche i bisogni primari.
In queste quattro righe ci sono racchiusi diversi concetti cardine della psicologia: la mancanza di individuazione, voler somigliare a qualcuno per SENTIRSI qualcuno, la fragilità psicologica che rende facili prede di gente senza scrupoli, il mito della perfezione a tutti i costi.
Il processo di individuazione è quel lavoro emancipatorio che ognuno di noi fa per la realizzazione della propria identità, legato alla possibilità di accedere e di trarre alimento dal patrimonio valoriale delle due stirpi, materna e paterna. L’esito di questo processo è l’acquisizione della piena responsabilità adulta con le sue componenti emotive, ideative e sociali.
E’ il processo attraverso il quale costruiamo la nostra identità, con il bagaglio di esperienze, insegnamenti, valori, trasmessi congiuntamente da entrambi i genitori. In buona parte tale processo di emancipazione necessita di una rielaborazione critica e personale del “bagaglio” affinchè quei valori  e quegli insegnamenti  vengano sentiti e accettati come propri.
Se questo processo si svolge in maniera lineare, senza intoppi, riusciamo a diventare INDIVIDUI unici, consapevoli del proprio valore personale come soggetto unico, non assimilabile a nessun altro.
Il desiderio di avere le stesse fattezze fisiche di qualcun altro denota una carenza sul piano dell’autostima, dell’idea di Sé, un Sé tanto fragile da non ritenersi interessante agli altri per quello che si è, e che quindi necessita di somigliare a qualcun altro per avere lo stesso riconoscimento valoriale che ha “il modello” scelto. Un vivere di luce riflessa, perché la propria luce non è sufficientemente brillante.
Ma sottoporsi ad interventi chirurgici per somigliare ad una bambola denota un disagio ancora più profondo!
Intervenire sul proprio corpo a questi livelli indica un’insoddisfazione di quello che si è non solo interiormente, ma anche esteriormente, e scegliere una bambola come modello dice molto sull’idea che presumibilmente questa ragazza ha dell’essere donna: avere un fisico perfetto, tanto perfetto da essere irreale, essere un oggetto nelle mani di qualcun altro.
Non si può pensare che una persona valga qualcosa se ha un fisico perfetto, noi siamo di più dell’involucro che ci portiamo in giro, siamo uomini e donne con dei cervelli e la nostra vera bellezza consiste proprio nell’essere diversi dagli altri, ognuno è un individuo unico. E siamo unici per il semplice fatto che siamo il prodotto di due genitori anch’essi unici, e con essi facciamo esperienze  emotive che non sono uguali a quelle di nessun altro, neppure due fratelli possono dire di aver vissuto nello stesso modo un determinato evento.
Ma soprattutto il bello dell’essere umano consiste proprio nell’essere imperfetti, la perfezione non ha una definizione oggettiva, univoca, quindi il concetto di perfezione è un non-senso.
Questo tipo di dinamica psicologica manifesta chiaramente una fragilità che facilmente fa cadere in una sudditanza psicologica rispetto a presunti guru o santoni. Un culto che predica la supremazia della mente sul corpo, fino a soprassedere a funzioni primarie e vitali come la nutrizione, trova terreno fertile nella psiche di una ragazzina che per cercare se stessa arriva a manipolare ripetutamente il proprio fisico. Senza rendersi conto della pericolosità di un tale comportamento. Se potessi parlare a questa ragazza le chiederei che valore ha per lei la vita. O forse quello che fa è una sfida alle leggi stesse della natura, a Dio, dimostrare contro ogni legge fisica che è possibile nutrire il proprio corpo solo di aria e sole. Oppure è tutto retto da un bisogno di scomparire, di non essere più reale, come non è reale la Barbie.
Purtroppo questi messaggi diventano pericolosi se incontrano ragazzi parimenti fragili, che potrebbero fare di questo un modello da seguire, o da sfidare, mossi dal principio che se lei può farcela posso anche io.
Dobbiamo capire che il bello dell’essere vivi è che non sappiamo mai come saremo fra un minuto o un giorno o un anno, le esperienze che facciamo ci formano e ci cambiano continuamente, ci rendono SPECIALI. L’uniformità, l’essere uguale agli altri, o anche solo ad un’altra persona, non è divertente, ci toglie il gusto della scoperta.  La vita è una SORPRESA, e prende vita negli incastri fra la nostra esistenza e quella di tutti quelli con cui entriamo in contatto, volontariamente e involontariamente.
SIATE UNICI. ESSERE UGUALE AD ALTRI E’ NOIOSO!