I DISTURBI ALIMENTARI E IL BISOGNO DI CONTROLLO.

 

         Nel 1999 Fairburn, Cooper e Welch sostennero che alla base dei disturbi del comportamento alimentare ci fossero credenze cognitive: il timore di ingrassare, che attiene maggiormente ala relazione concreta fra cibo e corpo, ed altre tre credenze più globali che investono l’intera immagine di sé, il perfezionismo, la valutazione negativa di sé ed il controllo. Diversi studi hanno evidenziato che in individui con scarsa autostima ed alti livelli di perfezionismo, il bisogno di controllo è centrale nello sviluppo e nel mantenimento di disturbi di tipo alimentare. Questo tipo di controllo è legato alla ricerca di una soluzione alla paura della vita e del mondo che pervade i pazienti affetti da disturbi alimentari, una possibilità di gestione, l’illusione di conoscere sempre la “misura” degli eventi che spaventano. Il controllo dunque del cibo, del peso, del proprio corpo, come base sicura e certa rispetto all’imprevedibilità della vita e degli eventi del mondo, l’illusione di poter gestire il mondo esterno così come si gestisce il cibo al fine di evitare “l’imprevisto”, l’elemento che destabilizza e genera ansia e inquietudine. Tale illusione è rinforzata ogni qual volta si riesce a rientrare in questo schema di controllo e trarne gli effetti previsti, come ad esempio il dimagrimento, ma allo stesso modo è devastante quando invece non si riesce ad adempiere alla propria idea di gestione ossessiva, minando ancor di più il senso di autostima ed autoefficacia.

         Secondo i tre studiosi sopra citati il bisogno di controllo viene rivolto prima verso altri aspetti della vita, come lo studio, il lavoro, le relazioni, ma quando il soggetto si accorge che questi sono aspetti della vita poco controllabili, perchè influenzati da troppe variabili, allora rivolge il suo bisogno verso un aspetto dell’esistenza molto più ridotto e più gestibile da soli, il cibo, sviluppando una relazione disfunzionale con esso che conduce all’instaurarsi di un disturbo alimentare. Pazienti con disturbi del comportamento alimentare legati al controllo del cibo e del peso cercano di gestire l’ansia per la vita e per la sua imprevedibilità, ed il timore che eventi non pianificati possano intaccare l’equilibrio interiore raggiunto, attraverso la decisione precisa e schematica degli alimenti da ingerire, della quantità e qualità, e la conseguente “forma” che il corpo deve assumere. Più il soggetto riesce a controllare questo aspetto della vita più riesce a contenere le ansie e le paure interiori.

         Il bisogno di controllo è dunque un’idea precisa di poter dominare tanto gli eventi esterni quanto le emozioni, con il fine ultimo di prevenire un danno, non di conseguire un beneficio. Il controllo del cibo diventa il sostituto rispetto all’angoscia di distruzione che il soggetto prova poiché vive il mondo esterno come pericoloso. L’illusione è quella secondo cui se si riesce a controllare il proprio corpo si controlla anche lo spazio esterno. Tutto questo avviene a livello individuale, ma sappiamo che anche le relazioni familiari hanno un’influenza diretta non solo nell’insorgenza di queste angosce, ma anche dei disturbi alimentari e del loro mantenimento.