14/04/2014

QUATTORDICENNE SUICIDA PER GLI INSULTI SUL WEB.

La triste notizia arriva da Venaria, dove stamattina alle sei è stata trovata morta nel cortile sottostante la sua casa una ragazzina di 14 anni. Suicida perché tormentata dagli insulti dei coetanei sui social network “a causa” del suo fisico gracile.
Insulti pesanti e crudeli che andavano ad incidere su un’idea personale del proprio corpo già fragile.
Per gli adolescenti il corpo rappresenta il biglietto da visita rispetto alle relazioni con i pari, ma è un corpo che non va mai bene, poiché è un corpo in cambiamento, un cambiamento disordinato: magari si sviluppa prima l’altezza e solo dopo il seno, oppure si allarga prima la vita e poi si sviluppano gli altri caratteri sessuali secondari. Nessuno può dire di essersi subito sviluppato armonicamente in tutto il fisico. E’ un processo lungo, che si può dire compiuto dopo diversi anni, e solo allora la figura finale sarà armonica.
Per tale ragione è già difficile per ciascun adolescente accettare questi cambiamenti, nessun adolescente si piace, infatti conta molto sul giudizio e sull’accettazione dei pari per accettare se stessi.
E’ un periodo delicato della vita, dove gli altri sono sempre più perfetti di quanto non sia il proprio corpo, la distorsione nella percezione della propria immagine allo specchio quasi mai agisce anche sul modo di osservare gli altri. E se anche la personalità è ancora fragile il rischio è proprio quello di diventare vittima di coetanei crudeli, che rendono ancora più difficile il passaggio in questa fase critica dell’esistenza.
In ogni gruppo classe c’è il ragazzino o la ragazzina un po’ più silenziosa, con scarsa autostima, che fatica ad entrare nel gruppo dei pari, e spesso c’è anche il ragazzino o la ragazzina più crudele, che per evitare di essere attaccato sui propri difetti è tanto scaltro da puntare per primo il dito sui difetti degli altri, riuscendo in un colpo solo a distogliere l’attenzione da sé e caricare tutta l’attenzione su di un altro.
Di solito queste dinamiche si rafforzano e dilagano facilmente, e dallo scherzo leggero si fa presto a cadere in una rete di insulti più pesanti, che ledono in profondità la psiche della vittima. Ai tempi di internet poi, dove ogni attimo della vita di questi ragazzi viene messo in rete e condiviso con il mondo, l’effetto deflagrante di questi insulti è potentissimo.
Le vittime tendono così a chiudersi ancora di più, talvolta nascondendo il malessere anche ai familiari, che rimangono profondamente smarriti quando scoprono la crudeltà a cui i propri figli venivano sottoposti da mesi. Quegli insulti invadono la testa e l’esistenza, diventando un pensiero fisso e martellante che toglie interesse per lo studio, per l’attività fisica, per il cibo, per le uscite. I segnali di questo malessere ci sono, se i genitori guardassero con attenzione i loro figli, e non si limitassero a chiedere come va a scuola, tanto più che per  essere sbrigativo ogni figlio risponde “tutto bene”. Si vede il cambiamento d’umore, il silenzio più permanente del solito, lo sguardo assente, il volto spento, svuotato di ogni entusiasmo.
Diventa un tarlo che divora dentro le povere vittime, perseguitate a scuola, per strada ed anche nelle mura domestiche, ipoteticamente protette ma non nella realtà, grazie al web.
I carnefici sono anche loro spaventati dal cambiamento che stanno subendo, anche loro non si piacciono, anche loro temono di non essere accettati dagli altri, anche loro subiscono il giudizio dei coetanei. Soltanto che decidono di attaccare prima di essere attaccati, di prendere di mira qualcuno più sensibile per evitare che gli altri si accorgano di quanto anche loro siano deboli al pari degli altri. Spesso ritenendo di non fare niente di male, “è solo uno scherzo, non volevo ferirlo”, ed invece lo fanno, feriscono, perseguitano, conducono al suicidio.
Non sono forti, sono fragili come tutti gli adolescenti, offendono qualcuno ben nascosti dietro il monitor di un computer, come se quel tramite rendesse meno pesanti le parole usate, sicuramente il mezzo fa sentire i carnefici meno responsabili, perché non osservano il volto della vittima mentre la aggrediscono.
Le parole feriscono sempre, ancor di più quando vengono diffuse in rete, poiché la rete fa parte dell’identità degli adolescenti di quest’epoca, loro costruiscono la loro identità anche in base al numero di “amici” che hanno sui social network, se ne hai pochi sei uno sfigato. E poi gli insulti in rete si diffondono in maniera rapidissima, con la violenza di uno tsunami. Così grazie al computer il carnefice si sente sempre più protetto, perché se è vero che lui ha iniziato è anche vero che tanti altri gli si accodano, mentre la vittima si sente sempre più schiacciata, oppressa anche nella propria camera, difesa da nessuno.
I social network hanno svuotato di senso la parola “amicizia”, l’amico è quello che ti conosce e ti rispetta, che apprezza anche i tuoi difetti, che ti tira su quando ti lamenti per il brufolo appena spuntato, che ti difende dagli insulti degli altri, che ti fa da scudo e ti sostiene nei momenti di difficoltà, caricandoti il morale per trovare la forza di ribellarti ai soprusi. Gli “amici” della rete fanno questo? No! Sono solo pronti a seguire il vento dove va, e se oggi c’è da insultare qualcuno ecco che tutti ne approfittano, sempre per lo stesso motivo per cui se oggi attaccano un altro non attaccheranno me.
Ora i compagni di classe di questa ragazzina di Venaria stanno piangendo la morte di questa ragazzina? Stanno provando un po’ di senso di colpa? Si staranno facendo un esame di coscienza e ammettendo delle responsabilità? Avranno capito che la violenza genera solo dolore? Avranno imparato una lezione sulla pelle di questa piccola vita o domani troveranno un’altra vittima per i loro “scherzi”?
Alle vittime vorrei dire che non sono gli unici a sentirsi esseri non definiti, anche i loro carnefici si sentono così, non sentitevi troppo feriti piuttosto cercate di avvicinarli e spiegargli che insieme  si superano meglio le difficoltà.
Ai carnefici vorrei dire che non si può nascondere la propria sofferenza procurandola negli altri, il caos ormonale dell’adolescenza lo abbiamo vissuto tutti, e ancora in tanti lo vivranno, che le parole non sono solo parole, fanno male, come dice la saggezza popolare uccidono più della spada, che non può essere un divertimento offendere gli altri. Imparate il vero senso dell’amicizia altrimenti non vi resterà altro che la solitudine.