LA SFIDA DELL'AUTONOMIA

         Una delle tappe fondamentali nella crescita dei figli è l’autonomia, un obiettivo che si pone al termine di un lungo percorso che vede la sua origine nei primi anni di vita, attraverso le prime conquiste come mangiare da soli, lavarsi da soli, allacciarsi le scarpe, prepararsi lo zainetto ecc.; e che si conclude con l’autonomia psicologica ed economica che porta il giovane adulto ad uscire di casa.

         Molto spesso la voglia dei piccoli di perseguire questo innato obiettivo di crescita viene frustrato o ostacolato da genitori troppo apprensivi o fagocitanti, che non riescono a vedere il proprio figlio indipendente da sé, in maniera più o meno consapevole. Inevitabilmente crescere è faticoso ed ancor più per un bimbo di due anni è difficile iniziare a lavarsi solo o ad allacciarsi le scarpe, così capita che per fretta o per non vedere i figli faticare i genitori trovino gli stratagemmi per semplificare la vita dei più piccoli.

         Il messaggio implicito che arriva ai piccoli va a costruire l’immagine di sé e il livello di autostima: in primo luogo il bimbo che trova sempre la strada asfaltata e già tracciata da mamma e papà cresce con la certezza che non incontrerà ostacoli sul suo cammino, in secondo luogo occuparsi delle incombenze del figlio al posto suo rimanda un messaggio di inadeguatezza (“qualcuno deve occuparsi di me perché non sono capace di farlo da solo, sono lento, non sono bravo, non lo faccio bene”). Tutto ciò si traduce in evidenti difficoltà nell’affrontare gli imprevisti della vita che prima o poi dovrà affrontare nel momento in cui entrerà a far parte del mondo extrafamiliare. Ambito nel quale si aspetterà di essere servito come avviene dentro casa e dovrà fronteggiare la frustrazione dovuta alla presa di coscienza che fuori casa deve farcela da solo, il disagio nel rendersi conto di non avere la capacità di autogestirsi e l’imbarazzo nel vedere che i suoi coetanei invece lo sono.

         Finché i bimbi restano in una condizione di dipendenza dal genitore quest’ ultimo vedrà gratificato il suo bisogno di essere indispensabile per qualcuno, e terrà lontana la paura di non avere più nessuno da accudire e perdere l’importanza del ruolo. Per i più piccoli invece restare in una condizione di dipendenza implica un adeguamento ad un percorso già definito da altri, con una mortificazione della creatività attraverso cui si esprime la personalità, e, di conseguenza, una limitata espressione della personalità stessa ed il blocco della creatività. A ciò si aggiunge un livello basso di autostima per la svalutazione delle capacità che deriva dal vedere altri fare le cose al proprio posto.

         Al contrario costruire l’autonomia fin da piccoli, con le prime conquiste tappa dopo tappa, facilita lo sviluppo di un senso di adeguatezza, di competenza e di autoefficacia; e col tempo, quando la complessità delle sfide di crescita aumenta i piccoli sviluppano una maggiore creatività che permette di ristrutturare i problemi per trovare le giuste soluzioni.

         I genitori dovrebbero accettare che i figli crescono e rasserenarsi sul fatto che crescendo avranno sempre bisogno di loro in modi e forme diverse. Il compito del genitore è di accompagnare i figli nel loro percorso senza sostituirsi, ma spiegando, consigliando, incoraggiando e fornendo esempi, sollecitando la capacità di risoluzione dei problemi. Sostenere i figli nella crescita significa assecondare gli slanci di autonomia dei figli, lasciandoli provare ogni volta che è possibile senza preoccuparsi delle conseguenze (se a 10-11 mesi vuole mangiare da solo, lasciarlo provare e non importa se si sporca la tovaglia); fidarsi delle loro possibilità che sono in continua crescita, quindi se oggi non riesce bene in una cosa è probabile che domani invece riuscirà, ricordando che sbagliare è la più grande fonte di conoscenza; dimostrarsi amorevoli e disponibili verso le sperimentazioni dei piccoli; non lasciare che si lascino andare alla pigrizia, poiché il “non lo so fare” è facile che diventi una scusa per non affrontare un nuovo compito, spronarli a provarci comunque.

         Fare le proprie cose con fatica rappresenta una gratificazione personale ed una spinta motivazionale per intraprendere nuove sfide.

         Il tempo impiegato a spiegare e dare l’esempio pratico si traduce in una trasmissione di valori come l’impegno quotidiano e l’importanza formativa dell’esperienza sul campo, inoltre è un’occasione di dialogo, per far sentire la propria presenza ed il supporto. Prima si inizia a costruire questo tipo di rapporto e minori difficoltà comunicative si avranno nel difficile periodo dell’adolescenza.