24/03/2014

GIOVANI MALATI DI PROTAGONISMO.

I ragazzi ultimamente sembrano malati di protagonismo, la cosa in sé non sarebbe un problema se spesso non portasse  a perdere di vista il limite fra consentito e non consentito, privato e pubblico, legale e penale.
Mettere se stessi al centro del mondo, nell’età adolescenziale e post-adolescenziale, è ragionevole, poiché si cerca di ritagliare un posto nel contesto in cui si vive, si sta costruendo la personalità. E’ una fase di passaggio fra la fanciullezza, periodo in cui altri decidono cosa mangiare, come vestirsi, cosa fare durante la giornata, chi frequentare, e l’adolescenza, periodo molto complesso durante il quale si ha un corpo in trasformazione, ma non ancora compiuto, e un tumulto di desideri che spingono all’emancipazione dai genitori. Cercare di fare i grandi in un corpo da bambini, aspetto che rende poco credibili agli occhi di genitori che si fermano  a guardare l’esteriorità dei figli, non riconoscendo una spinta interiore l’originalità, la separatezza da quell’immagine di bambino. Cambiano i punti di riferimento, mentre per i bambini ciò che fanno i genitori è fonte di apprendimento ed imitazione, per gli adolescenti lo sguardo è più rivolto verso ciò che fanno gli altri ragazzi.
L’adolescenza è un tumulto di desideri talvolta opposti fra loro: vorrebbero fare di sé qualcosa di originale ed unico, ma in realtà poi scelgono di omologarsi al gruppo di amici altrimenti il rischio è di non essere accettati; sono pieni di idee moralizzanti e di propositi di sconvolgimento del mondo, ma spesso, soprattutto negli ultimi anni, si ritrovano a mettere in atto comportamenti razzisti, che ormai dovremmo aver superato data la multi etnicità presente in ogni città. Tale crisi adolescenziale è una fase feconda di maturazione e ristrutturazione personale: a livello corporeo vede il cambiamento e cerca rassicurazioni, da se stesso guardandosi spesso allo specchio,e dagli altri. Oggi lo strumento privilegiato per questo scopo è il telefonino, ormai amico inseparabile dei ragazzi, insieme a tutti i social network nei quali si cercano amicizie virtuali, e affermazioni personali.
Troppo spesso questa affermazione passa attraverso la pubblicazione di immagini personali e pose seducenti, che assecondino quel bisogno interiore di essere riconosciuti nel nuovo corpo e accettati come giovani piacenti. Tanto informati sulle nuove tecnologie, ma che sembrano dimenticare la permanenza di tutto ciò che attraverso esse si scambia, non curanti che fra dieci anni potranno vergognarsi di quelle immagini inserite in un momento “spensierato” della propria vita, non pensano all’uso che altre persone possono farne, al male che possono fare immagini immesse in rete di protagonisti inconsapevoli. Gran parte degli episodi di bullismo ormai si svolgono in rete, con pubblicazioni di immagini o commenti insultanti, che hanno condotto anche giovani al suicidio. Mettendosi dietro uno schermo, non si coglie la gravità dei gesti che si compiono, ci si sente deresponsabilizzati poiché non si ha davanti la sofferenza altrui.
E’ di oggi la notizia di un gruppo di ragazzi che, dopo una serata di sballo in discoteca, avendo bevuto oltre misura, hanno fatto video sessuali, questi sono poi stati diffusi in rete e, volontariamente o no, si sono trovati protagonisti di video hot.
Qualcuno ha pagato per un bisogno di protagonismo, che magari desiderava rimanesse nella cerchia amicale, ma qualcun altro ha deciso che doveva estendersi, non ritenendo di doverne chiedere l’approvazione solo perché durante quegli atti volgevano lo sguardo nella camera. Quello sguardo è stato interpretato come un consenso alla diffusione mondiale di immagini private. Un bel salto logico!
Diventare protagonisti di un evento, di un momento, rientra nella normalità del processo adolescenziale, poiché rappresenta l’affermazione di sé, alla ricerca dell’individualità e dell’emancipazione. Non però a tutti i costi. Spesso per bisogno di essere accettati dal gruppo di pari e di omologazione, accettano di compiere azioni discutibili di violenza verso altri, senza valutare criticamente le conseguenze per sè e per gli altri. La rete è piena di video che riprendono scene di bullismo, o atti sessuali, o atti erotizzanti.
Non deve essere questo il modo per trovare il proprio posto nel mondo, non si può affermare la propria individualità basandola solo sulle azione. La personalità è più complessa, è un insieme di valori, senso critico, emozioni, bisogni, aspettative, desideri, progetti, idee. Bisogna insegnare ai nostri ragazzi che è su questo che devono puntare, sulle idee, sono queste che permetteranno di cambiare il mondo. Insegnare che si può essere parte di un gruppo senza essere tutti uguali, che è nel confronto delle diversità e della pluralità di pensiero che un gruppo cresce e si arricchisce, che in gruppo si hanno pari opportunità di espressione e di azione, non può gestire uno solo la vita di tutti i membri. Un gruppo è sano quando permette ad ognuno dei suoi membri di esprimere se stesso nei bisogni e nelle ambizioni. Chi vuole comandare sugli altri vuole l’omologazione, non vuole la pluralità di idee, vuole essere l’unico promulgatore di pensiero.
Non perdete mai di vista il rispetto per voi stessi e per il vostro corpo, ma anche per le vostre emozioni, se pensate che una cosa sia sbagliata non fatela solo per compiacere qualcun altro. L’appartenenza ad un gruppo non può convivere con l’umiliazione o la mancanza di rispetto. L’amicizia è rispetto, e necessita di contatto giornaliero, di scambio interiore, di conoscenza profonda, non chiamate amici gli estranei che contattate su internet e di cui non conoscete neppure l’aspetto.
Diciamo ai nostri adolescenti che il mondo è nelle loro mani, e che nella loro testa ci sono le idee che permetteranno di cambiarlo.