ADOLESCENTI FUORI CONTROLLO?

         Risale a ieri un nuovo sconcertante episodio che vede protagonista un adolescente fuori controllo: in una scuola media della provincia di Udine un ragazzino ripetutamente richiamato a comportamenti consoni all’ambito scolastico non solo non modifica il suo comportamento ma aggredisce la professoressa a calci e pugni, con una furia cieca sotto gli occhi sgomenti dei compagni. La professoressa colta in maniera inaspettata ha solo potuto cercare di difendersi, coprendo il volto con le braccia. Il ragazzo è stato segnalato alla Procura. Mentre la professoressa ha dovuto recarsi in pronto soccorso per ricevere le dovute medicazioni.

         Il fenomeno della violenza contro gli insegnanti è in costante e preoccupante crescita ormai da diversi anni, da quando i ragazzi ritengono di poter fare ogni cosa convinti di non subire conseguenze, protetti da genitori ciechi rispetto al reale comportamento dei propri figli e sempre pronti a difenderli e a non colpevolizzarli.

         I genitori danno più insegnamenti ai figli con il comportamento che con le parole, ed ecco che se in presenza dei minori si pronunciano parole pesanti ed offensive che mettono in dubbio la competenza degli insegnanti, e si recano nelle scuole  a protestare per ogni voto basso ed ogni nota comportamentale dei figli, senza prima chiedere ad essi chiarimenti su ciò che si è verificato, senza mettere in dubbio l’impegno scolastico dei figli e la loro condotta comportamentale, allora il messaggio che arriva ai ragazzi è questo: non sono io che sbaglio ma il professore che è incapace. E se poi il comportamento genitoriale arriva a superare il limite e all’aggressione fisica verso insegnanti e presidi (evento sempre più frequente, basta leggere le cronache), allora il messaggio che arriva è: il professore è un individuo che non merita alcun rispetto e se sono convinto di essere nel giusto posso anche aggredirlo. “TANTO I MIEI GENITORI MI SPALLEGGERANNO SEMPRE!”. Genitori sempre pronti a definire ogni gesto del figlio come una “ragazzata” come se questo equivalesse a dire “impunibilità”.

         Cari adulti, cari genitori è arrivato il momento di insegnare ai propri figli che esiste una moralità da seguire, una legalità da osservare, delle regole di comportamento a cui attenersi in ogni ambito sociale, che gli adulti vanno rispettati, che gli insegnanti vanno rispettati, che il prossimo va rispettato, che esistono dei limiti da non superare e che se vengono superati ci sono delle conseguenze a cui far fronte. Noi adulti dobbiamo rappresentare per primi dei limiti per i nostri ragazzi, il ruolo di genitore impone di dare dei confini ai ragazzi entro cui muoversi e che se vengono violati comportano il pagamento di conseguenze. I danni maggiori ai ragazzi li si fanno quando non si pongono tali limiti, i “no” che riusciamo a dire loro li faranno crescere accettando più facilmente gli innumerevoli “no” che si sentiranno dire nella loro vita. Questi comportamenti sono il prodotto di genitori che temono che dire di “no” ai propri figli li esponga ad una sofferenze atroce, proprio perché non sono abituati a sentir opporre rifiuti e limiti alle loro richieste, reagiscono con violenza cieca e furente verso chi inevitabilmente prima o poi dirà loro quella fatidica parola. Non si è cattivi genitori se si dice di “no” ai figli, essere genitori significa insegnare  le regole del mondo fuori casa, insegnare  che in quel mondo non si è da soli, non esistono solo i propri diritti ma anche i doveri, insegnare che le proprie necessità non vengono prima di quelle di tutti gli altri. Bisogna insegnare che spesso non si può avere una soddisfazione immediata ai propri bisogni, e che spesso i bisogni di qualcun altro possono essere prioritari rispetto ai propri. Il ruolo del genitore consiste nell’accompagnare i figli nella società consapevoli che esistono dei limiti entro cui muoversi. E primariamente questi limiti vanno posti in casa: se il bimbo fa i capricci perché vuole il gelato prima della pasta è dovere del genitore non assecondare il capriccio, così il bimbo capirà che il suo bisogno di dolce deve essere procrastinato quando non è il momento giusto per soddisfarlo. Dentro casa si impara come si vive nella società. Trattare bambini e poi ragazzi adolescenti come esseri incolpevoli è come dire loro che sono costantemente incapaci di gestirsi da soli, ed in quanto incapaci non punibili. Ecco ciò a cui devono pensare i genitori quando vogliono recarsi a scuola a difendere e svalutare la gravità del comportamento dei figli: state sostenendo che sono esseri incapaci, incapaci di stare con gli altri, incapaci di capire cosa stanno facendo, incapaci di distinguere il bene dal male. E se davvero ritenete che sia così ricordate che la giovane età non è una malattia, è solo un’età di crescita affidata alle vostre cure e ai vostri insegnamenti. Ricordate che se cedete ad ogni capriccio insegnate loro che chi urla di più vince, chi prevarica vince, che nessuno merita rispetto tranne se stesso. Davvero volete che vostro figlio diventi un adulto prevaricatore, incapace sempre di fare la cosa giusta perché chiuso nei ristretti confini dei propri desideri?

         Cari ragazzi, la vostra giovane età non può essere una scusante per ogni gesto anche il più grave e delinquenziale, la vostra giovane età non vi esonera dal rispetto della legge, ogni adulto che vi circonda è una fonte di ricchezza culturale, perché può insegnarvi diverse cose sul mondo che vi illudete di conoscere per l’utilizzo inopportuno che fate delle nuove tecnologie. La vostra è l’età migliore perché dovete solo arricchire le vostre conoscenze per costruire le vostre competenze future, e non conoscerete il mondo su internet o su facebook, parlando con chi delle vita sa meno cose di voi perché chiuso in quattro mura davanti ad uno schermo. La vostra età è così bella che non va sprecata postando foto sciocche o video violenti su un social network, non è così che trovate il vostro posto nel mondo, un posto nel mondo lo si conquista facendo azioni che fanno progredire il mondo stesso, che modificano in positivo la vita altrui.