19/04/2014

QUANTO PESA LA SOLITUDINE SULLA VITA DEGLI ADOLESCENTI.

Gli adolescenti di oggi trascorrono molto tempo davanti al computer, immersi nei profili virtuali, costruendosi una seconda vita, alla ricerca di stimoli e di contatti. Emerge il senso di solitudine insito in questi comportamenti, ragazzini divisi fra genitori assenti emotivamente e amicizie finte. Una ragazzina di 16 anni conosce su un social network un uomo di 26 anni che, dopo aver carpito la sua fiducia, inizia a minacciarla di far del male ai genitori se non avesse fatto fotografie nude e gliele avesse mandate. Ma quando per paura la ragazzina cede il ricatto non si ferma, cambia tono e questa volta minaccia di pubblicare in rete le foto se lei non lo avesse pagato. Ovviamente la sedicenne inizia a dargli tutti i suoi risparmi e gli oggetti d’oro in suo possesso, ma quando capisce che a lui non bastavano mai trova il coraggio di parlare con i suoi genitori.
Questa non è altro che una storia di solitudine, di una ragazzina come tante che per riempire il vuoto emotivo interiore ed esteriore si rifugia in questo finto mondo di amicizie e compagnie, nel quale chiunque può fingersi un’altra persona e carpire la fiducia del malcapitato per poi trasformarsi in un persecutore.
Ma dov’erano gli adulti mentre questa ragazzina trascorreva ore infinite davanti al computer? Quando subiva persecuzioni e minacce da quest’uomo? Quando si fotografava nuda e umiliata? Possibile che nessuno si accorgeva della sofferenza che stava provando? Era lei brava a fingere oppure non aveva intorno nessuno attento al suo stato d’animo? La sofferenza segna i volti di ognuno di noi, possibile che a sedici anni era così brava a nascondere tali segni? Sicuramente era spaventata, umiliata, triste, avvilita, perseguitata, molestata, perché chi le era intorno non se ne è accorto?
Nell’era di internet si crea un inganno linguistico: definire “social” uno strumento virtuale veste di un senso comunitario, di unione e di aggregazione, un mondo che ha ben poco di unitario, ma soprattutto ha ben poco di reale. E’ solo un insieme di persone che fingono di essere ciò che non riescono ad essere nella vita vera al fine di ottenere consensi.
E’ un vero ritiro relazionale nel quale si è soli illudendosi di “essere insieme” a tanti altri, un ritiro in un luogo virtuale nel quale se anche non si mente su se stessi, quantomeno si omettono caratteristiche ritenute poco attraenti e divertenti in favore di altre più interessanti, costruendo un sé alternativo più fascinoso. Questo lavoro di scrematura resiste proprio grazie alla virtualità di queste relazioni, poiché in un rapporto reale non si può nascondere a lungo la propria personalità, fingendo di essere diversi da ciò che si è.
La solitudine, quando è ricercata e vissuta profondamente, è una risorsa per la nostra vita, rappresenta un luogo nel quale estraniarsi dal mondo circostante per riflettere sulla soluzione di un problema, o su un’esperienza vissuta, o su un’emozione provata. È un luogo di creatività, di riflessione, di crescita, di coccole per se stessi.
Nella nostra epoca si è perso questo vero significato della solitudine, viene vissuta come un’esperienza da allontanare, è per questo che in ogni modo le tecnologie ci forniscono strumenti per evitare di restare lontani dagli altri. Portandoci però anche a mentire per nascondere il reale sentimento che vive dentro di noi, il senso di solitudine. Gli adolescenti adesso sono soli anche fisicamente, poiché gli adulti intorno sono anch’essi presi da internet oltre che dal lavoro. Non hanno più nessuno che ascolti le proprie difficoltà e i dubbi, che raccolgano le confidenze e li aiutino nelle scelte di crescita.
Così si ritrovano ad avere centinaia di “amici” su internet ma poi alla sera non escono mai, sono chiusi in camera davanti al monitor. In risposta al vuoto dentro casa gli adolescenti creano una vita virtuale, dove diventano spettatori passivi di vite vissute da altri ed anche di giochi, davanti ai quali passano diverse ore senza che nessun adulto si accorga di questo.
I più bisognosi di parlare con qualcuno riescono anche a confidarsi con perfetti sconosciuti in rete, pur di cercare qualcuno disposto ad ascoltare, a rivelare segreti personali e ad esporsi. Rischiando poi di essere ricattati o ridicolizzati da chi era dall’altra parte del computer e non era né sincero né meritevole di fiducia. Da chi fingeva di essere interessato alle confidenze solo per renderle pubbliche e dare sfogo alla propria aggressività, ben protetti da un mezzo che nasconde le fattezze fisiche e permette un anonimato che libera da coinvolgimenti  e senso di responsabilità.
Questi adolescenti sembrano zombie con gli occhi rossi, causati dalle interminabili ore davanti ad un monitor, che vivono reclusi in una camera perdendosi le bellezze della vita vera, le emozioni degli incontri con l’altro, la comunicazione del corpo, l’ebbrezza del corteggiamento e della conoscenza.
Spegnete computer e cellulari ed uscite in strada, incontrate gente reale, affrontate la vita a viso aperto, vivete le vostre emozioni e condividete spazi reali, ne trarrete puro arricchimento.