18/03/2014

IL CORPO NON E’ UN OGGETTO.

In questi ultimi mesi emergono prepotentemente alla cronaca notizie di ragazzine che vendono il loro corpo, per una manciata di euro, per una ricarica telefonica, per oggetti firmati.
Sentendoli parlare, sia maschi che femmine, sostengono che sia un comportamento normale, per emergere dal gruppo, per farsi notare, per migliorare il proprio status sociale.
Si tratta di bambine dai 13 anni in su, che sicuramente ancora non sanno cosa sia davvero il sesso, e soprattutto che non si rendono conto della devastazione psicologica che si stanno procurando usando il loro corpo come un oggetto.
E se poi gli adulti, che dovrebbero guidarli in questa conoscenza del mondo dell’intimità, quando non li ignorano li sfruttano, queste storie diventano ancora più orribili.
Mi riferisco ad una notizia di cronaca arrivata oggi in tribunale ma accaduta nel giugno 2010, in cui una professoressa ha portato con sé due sue studentesse, una diciannovenne e l’altra minorenne, in un club per scambisti, insieme ad un amico. Come ciliegina sulla torta ha ammonito le ragazze a fine serata che se avessero raccontato qualcosa le avrebbe bocciate.
Qui ci troviamo davanti ad un adulto che ha abusato del suo ruolo “di potere”, conducendo le ragazze in un contesto altamente discutibile e minacciandole di non rivelare nulla, e che ha trasmesso un messaggio totalmente sviante sulla sessualità. Sono queste le persone  a cui dobbiamo affidare l’educazione alla sessualità dei nostri figli?
E’ necessario che noi genitori ci scrolliamo un po’ di dosso l’imbarazzo di trattare certi argomenti con i nostri figli, e che cominciamo a parlare con loro di quanto sia intimo un rapporto sessuale, e di come il corpo non vada usato e fatto usare a chiunque.
Il sesso non è solo un atto, ma racchiude in sé aspetti biologici, psicologici, culturali, investe l’intera personalità dell’individuo. Non è un atto meccanico, come queste ultime storie di cronaca vorrebbero farci credere, bensì è legato alla sensazione di piacere. Quest’ultima non parte da recettori periferici specifici e non viene elaborata in un’area specifica del cervello, bensì viene elaborata a livello del sistema nervoso centrale, nell’area corticale, in quanto esperienza globale dell’individuo, sia interiore che sensoriale. Così si spiega l’assoluta individualità dell’esperienza sessuale, poiché non esiste un cervello uguale ad un altro; e si spiega anche il collegamento con le immagini interiori ( immaginario erotico ) e le memorie che condizionano l’attrazione sessuale, l’innamoramento  e l’eccitazione.
Il sesso dunque non può essere svincolato da una sfera emotiva e cognitiva, da un desiderio, da un’eccitazione, a meno che non diventi un atto fine  a se stesso, ma per portare  a termine un atto di questo tipo bisogna scollegare il corpo dalla mente, così come confessano in questi giorni le ragazzine sfruttate a Roma. Se per compiere un’azione dobbiamo estraniarci dal corpo, scollegare il cervello dalle sensazioni che il corpo, con i suoi milioni di recettori, ci invia, vuol dire che sappiamo di star compiendo qualcosa che è contraria al nostro sistema di valori. Infatti abbiamo appena detto che la sessualità racchiude in sé anche una componente cognitiva, quel sistema di valori personali, familiari, sociali nel quale siamo immersi e che abbiamo scelto di condividere  e assumere come nostri.
Chi si lascia sfruttare probabilmente pensa che sia un modo per sentirsi unito a qualcuno, per prendere un po’ d’affetto, di attenzione. Niente di più sbagliato! Chi vi sfrutta, a tutti i livelli, non vi rispetta, non prova alcun affetto, vi sta solo svilendo, trattando come un oggetto per la soddisfazione del proprio piacere.
Ho già sentito di ragazze che hanno dovuto scollegare il cervello dal corpo per sopravvivere, sono ragazze che hanno subito una violenza sessuale, e che per non farsi “uccidere” da quella situazione hanno dovuto andare con la mente lontano dal luogo fisico, poiché il dolore è troppo devastante, la ferita troppo profonda.
Il sesso è una forma di comunicazione, uno scambio che deve avvenire all’interno di una relazione, è un dialogo a livello profondo. L’eccitazione è legata alle immagini di ciò che ci può piacere in una persona, l’attrazione si fonda su un coinvolgimento fisico ed emotivo fra due corpi. Cosa si può comunicare nel bagno di una scuola ricevendo in cambio una manciata di euro?
Care ragazze non siete belle o importanti se vendete voi stesse, la bellezza non è oggettiva ciò vuol dire che non si è belle solo se si piace a tutti, l’aspetto esteriore non è ciò su cui dovete puntare per affermarvi nel vostro gruppo di pari. Rispettate il vostro corpo, non siete bambole nelle mani di ragazzi o uomini ego centrati. Il vero valore non è negli oggetti che si possiedono, ma in quello che si è dentro, nelle proprie emozioni, nelle proprie sensazioni, nei propri obiettivi, nelle donne che si vuole diventare. Non è nel consumismo. Gli oggetti non rendono felice nessuno.
Se siete tentate di imitare queste ragazzine di Roma per avere dei soldi, fermatevi a pensare alla ferita che, magari ora non vedete, ma sentirete fra qualche anno come una frattura interiore, un dolore legato all’essersi consapevolmente sottoposte a continue violenze. Fermatevi a pensare se riuscirete a fare pace con voi stesse per aver ridotto il vostro corpo a “carne da macello”.
Non abbiate fretta di crescere e di imitare gli adulti, datevi il tempo di conoscere ciò che piace e ciò che non piace al vostro corpo, non abbiate fretta di sperimentare la sessualità, perché non è un gioco, non può essere svilita e venduta come uomini senza scrupoli pensano di fare.
Il sesso è parte integrante della personalità, implica intimità, e l’intimità implica conoscenza, non credo che voi permettiate ad un qualsiasi sconosciuto di mangiare dal vostro piatto. Allora perché dovete permettere ad un qualsiasi sconosciuto di entrare in contatto con il vostro corpo? E ricordate che non basta separare la mente dal corpo per non subire danni, l’esperienza resta nella memoria e  bisogna prima o poi farci i conti.