10/04/2014

GIOVANI: EMERGENZA ALCOL.

Da una ricerca svolta a Torino su 2713 studenti tra i 14 e i 17 anni è emerso che il 35% ammette di aver esagerato “almeno una volta” con l’alcol, a volte con conseguenze serie come risse, rapporti sessuali non protetti,  svenimenti. E contemporaneamente emerge un allarme per un nuovo “gioco” diffuso tramite i social network, la “nomination”: tramite il computer viene “nominata” una persona che deve ubriacarsi da solo a casa propria. Inoltre il 14.4% dei maschi e il 5.6% delle femmine ammette di aver praticato il “binge drinking”: bere ripetutamente e in modo compulsivo più di 6 unità alcoliche in una singola occasione.
La ricerca ha anche analizzato i consumi degli adolescenti e la percezione del rischio, ed è emerso che le sostanze più usate sono alcol e sigarette ( il 39% dei ragazzi fuma ogni giorno ), e cannabis. Tra gli alcolici ai primi posti ci sono birra, vino e superalcolici. Emerge che l’utilizzo di queste sostanze viene fatto in maniera “ludica”, per divertirsi nel fine settimana. Per quanto riguarda la percezione del rischio sull’uso di sostanza psicoattive i ragazzi mettono al primo posto l’eroina, a seguire cocaina, acidi, ketamina, ecstasy e inalanti.
Da questo ultimo dato emerge una mancanza di informazione sulle conseguenze dell’uso di tali sostanze, non inserire alcol e sigarette in questa graduatoria del rischio vuol dire che non ritengono che queste possano causare danni permanenti sul fisico, ma soprattutto sul cervello. Niente di più sbagliato! Ogni sostanza psicoattiva lascia seri danni sull’organismo umano, soprattutto su un organismo in crescita. Come se, secondo loro, limitarne l’uso ad un solo giorno ( o pochi ) alla settimana non comporti conseguenze serie, oppure non comporti dipendenza.
Fumare dà dipendenza, bere dà dipendenza, già il fatto di ammettere che se non si beve il sabato sera non ci si diverte, come affermano molti giovani, significa segnalare una dipendenza. Farne poi un uso compulsivo, smodato, fino a stare male in un’unica volta crea ancora più danni all’organismo. Basti pensare che una ricerca ha dimostrato che assumere forti quantità di alcol, in breve tempo e fuori pasto ( binge drinking ), aumenta il rischio di sviluppare una demenza senile e in patologie neurologiche degenerative. Questa pratica ripetuta anche solo due volte in un mese raddoppia il rischio di declino cognitivo, le capacità mnemoniche e di ragionamento.
Il ministero della salute mette in guardia sul dato che i giovani che iniziano a bere prima dei 16 anni hanno una probabilità di 4 volte maggiore di diventare un adulto alcol dipendente rispetto a chi inizia non prima dei 21 anni.
La capacità di assorbire l’alcol è legata ad un enzima, che si sviluppa solo a 20-21 anni. Ciò significa che nei giovani viene direttamente assorbito dal sangue, e approdando nel cervello. Dato che l’alcol è una sostanza lipofila, cioè che si lega alle molecole di grasso, e che le membrane del cervello sono costituite prevalentemente di grassi, una volta arrivato nel cervello distrugge i neuroni e le staminali neurali dell’ippocampo, queste ultime sono cellule implicate nell’ulteriore sviluppo cognitivo. Per questo un adolescente che beve ha difficoltà intellettive, di memoria e di orientamento maggiori rispetto ad un coetaneo che non assume alcolici.
Altri studi hanno osservato un assottigliamento della corteccia prefrontale, l’area deputata all’attenzione, al prendere decisioni, all’elaborazione delle emozioni e  al controllo degli impulsi. Inoltre nei giovanissimi è più facile che si sviluppi il meccanismo della tolleranza, per cui sono necessarie sempre maggiori quantità di alcol per avere l’effetto euforizzante.
Ne deriva che l’alcol è una droga, al pari dell’eroina e della cocaina, e va sottolineato che l’alcol non è un alimento, non è una sostanza di cui il nostro corpo ha bisogno. L’alcol come ogni altra droga è una sostanza psicoattiva, che altera il funzionamento delle aree cerebrali, provoca dipendenza fisica, per cui nonostante le conseguenze negative esperite non si riesce a fare a meno, causa assuefazione, ed influisce sulla vita individuale, familiare e sociale. L’alcol uccide 60 volte in più dell’eroina, causa cirrosi epatica, cancro all’apparato digerente, malattie cardiocircolatorie, tubercolosi e ipertensione. Senza contare il numero di incidenti stradali provocati da gente ubriaca e il numero di famiglie distrutte da questi.
Le motivazioni che gli adolescenti adducono per spiegare l’uso di alcolici sono diverse ma afferiscono tutte ad un piano relazionale: lo fanno per ricercare un migliore rapporto con gli altri, essere al centro dell’attenzione con i coetanei, sentirsi grandi, fare nuove amicizie, conquistare l’altro sesso, far cadere i freni inibitori.
Ad uno sguardo attento queste spiegazioni delineano un quadro psicologico fragile dei ragazzi, emerge un disorientamento, una profonda insicurezza rispetto alla propria capacità di stare con gli altri mostrandosi spontaneamente per come si è, un’imperante senso di noia che invade ogni spazio della vita.
La scarsa stima di sé e la sfiducia nelle proprie capacità relazionali porta i giovani a ritenere di non essere sufficientemente “attraenti” da riuscire a tenere vicino a sé i coetanei, lo stato di euforia unito alla caduta dei freni inibitori li fa sentire più sciolti e affascinanti. L’alcol, come ogni altra sostanza psicoattiva, altera la percezione della realtà propria e altrui, portando a vivere esperienze di fatto “non reali”, lontane da quello che effettivamente si è. Questo in un primo momento può avere un aspetto affascinante, che porta a desiderare di riprovare quella sensazione di assoluta libertà, senza freni e senza regole; a lungo andare però, a causa dell’assuefazione e della dipendenza psicologica, diventa l’unico modo per “divertirsi”, un divertimento che in realtà è un distrarsi dalla propria esistenza, e dall’insoddisfazione ad essa legata.
La perdita di controllo che deriva dallo “sballo” ha un carattere di profonda pericolosità, non esiste più il confine fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, fra ciò che è pericoloso e ciò che non lo è, tanto per sé quanto per gli altri.
Tutte le figure educative devono impegnarsi nell’insegnare a questi adolescenti che l’alcol è altamente dannoso per il corpo e per la psiche, che esperire il senso di libertà nell’autenticità della propria personalità è più soddisfacente della perdita cieca del controllo di sé. Il divertimento non è nella bottiglia, ma nel saper trovare sobriamente il modo per divertirsi, esprimendo le proprie preferenze. Non c’è niente di più divertente, affascinante e attraente di una persona che conosce ciò che gli piace e sa cercare l’esperienza di libertà nella sobrietà.